marzo 2022

Morire per Kiev. Dove sta andando l’Europa? di Ettore Perrella

1. Ho esitato a lungo prima di decidermi a scrivere su quello che sta succedendo, tanta è la gravità della situazione attuale in Ucraina, in Europa e nel mondo. Si rischia necessariamente, per essere brevi, di essere parziali. Ma l’urgenza richiede che ciascuno chiarisca le sue idee. Niente nuoce più della confusione alla politica, vale a dire alla vita di tutti noi.

L’Europa, dopo una pandemia di cui nessuno parla più, e che assomiglia molto all’influenza spagnola, che provocò milioni di morti alla fine della prima guerra mondiale, è precipitata in una guerra simile a quelle che credevamo consegnate agli annali della storia. Invece rieccoci: bombardamenti, carri armati, profughi e migliaia di morti.

E tutto questo perché? Penso che sia utile chiedercelo, per non farci trascinare nell’epopea televisiva della cronaca e nelle sue semplificazioni.

Nessuno pensa che Vladimir Putin – l’attuale tiranno che regna sulla Russia da più di vent’anni – sia l’unico responsabile di questo pericoloso disastro. Ma ben pochi lo dicono. Per questo è utile qualche modesta ma urgente riflessione sulla politica occidentale, americana ed europea, oltre che su quella della Russia.

Putin è la guida peggiore che poteva capitare a questa nazione, e nessuno pensa di alleggerire le sue colpe. La Russia ha sempre tollerato persino troppo bene i tiranni, da Ivan il Terribile a Stalin, perché ha sempre saputo riconoscere l’aspetto sacramentale della tirannia. I tiranni, così, diventano figure dell’Anticristo. Ma l’Anticristo non potrebbe nulla, se gl’ipocriti e gli stolti non lo lasciassero fare, credendo a torto di trarne il loro tornaconto.

L’Ucraina ha sempre sofferto d’essere la sorella minore della potenza enorme ed imperiale della Russia. E sta scontando, mentre scrivo, il sogno di divenire uno Stato europeo e democratico. Le parole che il Presidente Zelenskyj ha pronunciato a distanza al Parlamento europeo, il giorno dopo aver presentato la domanda dell’Ucraina d’aderire all’Unione, sono state toccanti. Tutti noi europei ci sentiamo ucraini, in questi giorni, proprio perché sappiamo di non voler rischiare una guerra mondiale per difendere questo lembo vasto e quasi sconosciuto dell’Europa. E proprio questo è il punto: dove finisce l’Europa? Ammesso che cominci da qualche parte…

Königsberg, la patria di Kant, dopo la seconda mondiale è diventata Kaliningrad, vale a dire una fortezza russa nel Baltico, stracolma di bombe anche nucleari. Non mi pare un progresso rispetto a quando questa città era la capitale della Prussia.

La domanda che dovremo porci, alla fine di queste brevi riflessioni, è la seguente: la Russia è un paese europeo? Io penso di sì. Infatti, se non lo fosse, che cosa sarebbe?

2. “Armiamoci e partite”. Questo modo di dire potrebbe essere il motto di come l’Europa ha spesso considerato i paesi dell’Europa orientale, che più direttamente sono esposti alla potenza della Russia: li hanno sempre incoraggiati a scrollarsi di dosso la tirannia moscovita, ma poi non li hanno difesi quando essi ci hanno provato. Così è avvenuto con la Polonia negli anni Venti del Novecento, con l’Ungheria nel 1956, con la Cecoslovacchia nel 1968. Lo stesso è avvenuto oggi con l’Ucraina.

Abbiamo fatto male? Sicuramente no. Armarsi per difendere questi nostri fratelli avrebbe comportato una guerra. Come nessuno voleva morire per Danzica, al tempo delle minacce naziste, oggi nessuno vuole morire per Kiev. Quando la Gran Bretagna e la Francia hanno difeso la Polonia dall’aggressione di Hitler, questo è costato decine di milioni di morti, la seconda guerra mondiale e la fine dell’Europa. Ancora una volta non è stato un progresso, per quanto l’Europa si sia illusa, nel dopoguerra, d’essere rinata a nuova vita.

Il problema non è che non i paesi europei della NATO e dell’UE non abbiano difeso gli ucraini, ma che li abbiano incoraggiati a ribellarsi quando sapevano bene di non poterli difendere. Questo mi pare totalmente evidente.

Già da anni Putin aveva presentato agli Stati Uniti un programma, per un patto di pacificazione che salvaguardasse la pace nell’Europa orientale riconoscendo alla Russia delle garanzie di non aggressione, vale a dire un’area d’ubfluenza. Ma gli Stati Uniti non hanno dato nessun seguito a quella proposta, ed hanno lasciato credere all’Ucraina che aveva tutti i diritti di chiedere di aderire alla NATO e all’UE (va da sé che la prima adesione sarebbe stata molto più problematica della seconda).

Naturalmente era perfettamente vero, nell’ambito del diritto internazionale, che l’Ucraina poteva liberamente decidere da che parte schierarsi. Ma l’ambito del diritto internazionale non ha mai regolato i rapporti di sovranità fra gli Stati, che invece si determinano sempre con gli eserciti, e quelli russi si sono dimostrati capaci di recente d’intervenire in Siria, in Libia e in Mali. La Russia non è mai stata solo una “potenza regionale”, come ha sostenuto qualche imbecille di Washington. Dopo l’intervento nel Donbas e in Crimea nel 2014 c’è stato tutto il tempo per elaborare una linea politica della NATO, che invece è stata delegata agli Stati Uniti, come se il Mar Nero fosse vicino ai Caraibi. Per questo la NATO ha illuso l’Ucraina su questo punto, anche se, quando avevano aderito alla NATO l’Estonia, la Lettonia, la Lituania e gli altri paesi dell’Europa orientale, la NATO stessa aveva già deciso di lasciare all’Ucraina e alla Georgia la funzione di Stati-cuscinetto neutrali. E questo anche quando la Russia aveva di fatto sottratto alcune province alla Georgia e all’Ucraina, e fino a due giorni prima dell’invasione dell’Ucraina.

L’ipocrisia è sempre stupida e colpevole. In politica può facilmente divenire criminale.

La politica internazionale deve invece rispondere a una domanda radicale su come si vuole che sia la situazione geopolitica del nostro pianeta nei prossimi decenni. Ma i politici occidentali e democratici di oggi non si pongono mai questa domanda. Invece Putin se l’è sempre posta in modo totalmente esplicito. Eppure, in vent’anni, nessuno ci ha creduto, finché non ha deciso d’attaccare l’Ucraina.

3. Putin, allora, è innocente? Per nulla. Come non sono stati innocenti gli Stati Uniti quando hanno inutilmente aggredito l’Afghanistan e l’Iraq.

Come ha dimostrato Machiavelli, il Principe, se vuole avere successo nelle scelte politiche, deve diventare un assassino. Anche Churchill e Roosevelt, quando sono entrati nella seconda guerra mondiale, hanno provocato, con la loro decisione, centinaia di migliaia di morti. Ma nessuno li considera degli assassini, mentre tutti considerano degli assassini Hitler e Stalin. Hitler e Stalin hanno disprezzato la libertà e la vita dei cittadini, mentre Churchill e Roosevelt l’hanno rispettata e difesa.

Ci sono situazioni in cui alla libertà di ciascuno bisogna sacrificare, se occorre, la nostra stessa vita. Nessuno, se non gli ucraini, vuole rischiare la propria per difendere Kiev. Ma tutti sapremmo di doverlo fare se Putin attaccasse Tallinn o Varsavia. Infatti l’Estonia e la Polonia fanno parte della NATO, a differenza dall’Ucraina. Proprio per questo è stato criminale far pensare al governo di Kiev che sarebbe stato facile aderire all’alleanza.

Certo, nessuna guerra è giusta di per sé, neppure quando si difende la libertà, se c’è un modo pacifico di difenderla. Ma non sempre c’è questo modo.

Se Putin attaccasse, come ha attaccato l’Ucraina, La Lettonia o l’Estonia, che fanno parte della NATO, questo renderebbe inevitabile una terza guerra mondiale. Tutti noi lo sappiamo, e per la prima volta in questi giorni temiamo un orizzonte apocalittico, reso concreto dalle minacce di Putin relative agli armamenti nucleari. Ma nessuno è disposto a correre questo rischio per difendere Kiev.

Solo perché l’Ucraina non fa parte attualmente della NATO?

Temo che il problema sia più complesso. Non si tratta solo d’una questione giuridica, ma anche d’una questione culturale, dal momento che abbiamo sempre saputo poco su che cosa distingua l’Ucraina dalla Russia.

Del resto, fino a pochi anni fa, anche pochi ucraini lo sapevano. L’ucraino è una lingua molto simile al russo, che fino a pochi anni fa era insegnato in modo obbligatorio in tutte le scuole ucraine. La cultura russa è universalmente riconosciuta nella sua importanza. Ma chi ha mai sentito parlare d’uno scrittore ucraino paragonabile a Puškin o a Tolstoj? E Chruščëv non era forse ucraino?

Oggi a distinguere l’Ucraina dalla Russia, in fondo, è solo questo: la prima pensa d’essere parte dell’Europa – e per questo tutti noi europei ci sentiamo ucraini, in questi giorni –, mentre la seconda non lo pensa. Ed anche noi non lo pensiamo. La Russia non è forse troppo grande per essere parte di qualcosa?

Ma chiunque sia stato a Mosca o San Pietroburgo sa che queste due città sono delle capitali europee, nonostante il fatto che siano anche più grandi di Berlino o Parigi. Certo, anche Berlino e Parigi sono grandi, ma sono le capitali di due Stati. Credo che nel ondo esistano solo due città che sono “grandi” come Mosca e San Pietroburgo: Roma e Costantinopoli. Non a caso Mosca, come affermavano un tempo gli zar, è la terza Roma.

Questo è un inconveniente anche per la Russia, che è sempre stata costretta dalla sua grandezza – ed anche dalla sua cultura – ad essere una superpotenza, vale a dire un impero. E questo non era meno vero al tempo di Napoleone di quanto non lo sia oggi (vi ritorneremo).

In Europa, invece, non ci sono mai stati imperi, se non quello che ereditava l’aquila bicipite di Roma, perché tutti gl’imperi europei erano tali solo perché, come quello Russo e quello britannico, avevano territori fuori dal nostro continente. Certo, questa è, di nuovo, solo una costruzione giuridica, ed il diritto internazionale è un prodotto, e non una causa, delle relazioni di potenza fra gli Stati sovrani.

4. Ma torniamo all’Ucraina ed all’Europa. Sentir parlare Zelenskyj al Parlamento europeo è stato emozionante perché l’aggressione subita da questo paese ha – forse per la prima volta – indotto tutti i membri dell’Unione a sentirsi investiti d’un compito comune.

Non che questo aspetto, teoricamente, fosse nuovo. La CED – Comunità Europea di Difesa – fallì a causa della Francia, ma già allora l’idea della collaborazione fra gli Stati comportava che l’Europa si dotasse d’un unico esercito e quindi d’una sola politica estera. Questo non si è mai realizzato e solo pochi giorni fa la reazione di solidarietà per l’Ucraina ha dimostrato che l’Europa potrebbe contare qualcosa nel mondo globalizzato solo se avesse un unico esercito e un’unica politica estera.

Mi pare che il problema sia il seguente: dinanzi ad una Russia che è sempre stata – e che vuole tornare ad essere – un impero, ad un Regno Unito che è stato un impero e che non a caso è uscito dall’Ue, ad una Cina che vuole a propria volta tornare ad essere un impero, ed agli Stati Uniti, che sono stati una potenza imperialistica evidente almeno dalla prima guerra mondiale, perché l’Europa non accetta il rischio di divenire a propria volta una superpotenza?

Semplicemente perché, negli anni della guerra fredda, ha trovato più comodo far parte dell’impero americano. Il quale prende forma, dal punto di vista militare, nella NATO. Ed anche perché gli Stati Uniti preferiscono confrontarsi, nella NATO, con dei piccoli Stati, piuttosto che con una potenza paragonabile alla loro.

Ma la copertura fornita all’Europa dagli Stati Uniti è diventata molto fragile, da quando la guerra fredda è finita. Gli Stati Uniti si confrontano, sulle due rive del pacifico, soprattutto con la Cina, più che con la Russia.

L’aggressione all’Ucraina ha riportato indietro – ma per quanto? – le lancette della storia. I paesi europei tuttavia non si fidano più della copertura americana. Di fatto gli Stati Uniti, in Ucraina, hanno fatto, negli ultimi anni, delle scelte che nuocevano all’Europa. Inoltre la presidenza di Trump ha dato la dimostrazione che i paesi europei fanno bene a non fidarsi degli Stati Uniti. E la presidenza Biden, nonostante la crisi politica attuale, non ha certo cambiato i dati fondamentali del problema.

Quindi l’Europa, che da trent’anni non finisce più all’Elba, ma negli incerti confini che separano l’Europa dalla Russia, attualmente e fino a prova contraria fa bene a non fidarsi del suo principale alleato.

È per questo che noi tutti abbiamo accettato i rincari delle bollette del gas, da quando l’aggressione all’Ucraina ha dimostrato che in qualunque momento la Russia potrebbe attaccare l’Europa con le sue bombe atomiche. Ma perché l’Europa non dovrebbe essere in grado di difendersi da sola e d’avere, da sola, un peso globale proporzionato al suo peso economico, culturale e sociale?

Questo mi pare il problema vero che oggi viene posto a tutti noi dalle rive del Dnepr e dai carri armati di Putin.

5. Mi si conceda ora si porre un’ulteriore domanda: se accettiamo che l’Ucraina sia un paese europeo, perché non dovremmo ammettere che lo sia anche la Russia? Certo, per i motivi che abbiamo detto prima, e perché la Russia è troppo diversa dall’Europa per poterne far parte. Ed anche i russi non si considerano europei, ma russi.

La Russia sarebbe allora un terzo continente, fra l’Europa e l’Asia? Sarebbe un non senso geografico pensarlo.

All’inizio di Guerra e pace, nel corso d’una conversazione che si svolge in gran parte in francese, leggiamo: “La Russia sola dev’essere la salvatrice dell’Europa”, naturalmente dalla Francia di Napoleone. “Il nostro Benefattore” – vale a dire lo zar Alessandro I – “conosce la sua alta missione e le sarà fedele”.

Ecco come, in un grande romanzo, i russi descrivono la propria funzione storica: essere i salvatori dell’Europa dagli effetti nefasti della modernità.

Certo, questa “alta missione” viene attribuita ad un Imperatore, non a un dipendente del KGB trovatosi avventurosamente ai vertici dello Stato russo. Ma in fondo è sempre stato questo il modo in cui la Russia si è pensata, anche negli anni del comunismo. E questa missione non è d’uno Stato o d’una nazione, ma d’un impero.

Questa missione, inoltre, è propria della cultura popolare e della straordinaria tradizione culturale della Russia. La Russia è un paese ortodosso, e la cultura ortodossa proviene direttamente dal cristianesimo platonico greco dei primi secoli della nostra era.

Non riconoscere che la Russia è una componente essenziale dell’Europa e dell’Occidente può essere solo l’effetto d’una cecità politica paragonabile a quella di Napoleone e di Hitler, che sono stati entrambi sconfitti da questo grande paese. Per due volte la Russia ha davvero salvato l’Europa dagli effetti peggiori della modernità.

Naturalmente nulla, nella politica di Putin, fa pensare a qualcosa di così grandioso e sacro come una sovranità universale.

Ma nulla di universale e di sacro si ritrova nemmeno nell’attuale politica dei paesi europei o degli Stati Uniti. Putin, attaccando l’Ucraina, ha attaccato indirettamente anche l’Europa dell’Unione. Ma ha attaccato anche la Russia che, pur rimanendo fedele alle proprie radici culturali e persino teologiche, vorrebbe tornare a respirare liberamente fuori dai limiti angusti d’una dittatura meschina.

La cultura russa custodisce, al di là della scienza moderna, i principi della cultura europea, come la libertà dell’Ucraina o dei paesi europei custodisce un aspetto fondamentale anche per la cultura russa.

Qualche giorno fa un’università ha prima annullato e poi rimesso in calendario un corso su Dostoevskij, come se Dostoevskij fosse un amico di Putin.

Ebbene, Dostoevskij è vissuto a San Pietroburgo, dove è nato Putin. Ma l’unica analogia finisce qui. La cultura russa ha molto da insegnare all’Europa, come l’Europa ha ancora molto da insegnare alla Russia, dal punto di vista del rispetto dei diritti civili e della libertà di protestare e pensare.

Se tutti lo riconoscessimo, potremmo trarre dalla dolorosa guerra che sta insanguinando l’Ucraina il riconoscimento del fatto che la Russia non è meno necessaria all’Europa di quanto l’Europa non sia necessaria alla Russia.