agosto 2020

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Santa Sapienza… di Ettore Perrella

1. Hagia Sophia

Una volta, a Costantinopoli, un tassista mi chiese, in inglese, se sapessi che Hagia Sophia, “in turco”, significa Santa Sapienza. Avrei voluto correggere il suo errore nazionale, ma me ne astenni, per non offendere la sua sensibilità falsamente patriottica, e mi limitai a rispondere di sì.

Questo episodio m’è tornato in mente quando, pochi giorni fa, ho saputo che la grande chiesa costruita da Giustiniano è tornata ad essere una moschea, in seguito ad una decisione del Presidente Erdogan.

Devo dire che la soluzione adottata da Atatürk di trasformarla in museo, laicizzando questo magnifico edificio, mi era sempre parsa insoddisfacente. Certo, i mosaici bizantini superstiti erano riemersi dall’imbiancatura ottomana, ma mancava lo spirito, insomma mancava l’altare che avrebbe reso sacro quello spazio. Che cosa penserebbero gli italiani se San Pietro o San Marco diventassero musei? Quell’edificio è sorto come un tempio, ed era giusto che tale rimanesse. Nulla avrebbe impedito tuttavia, visto che la Santa Sapienza è una sola, di farlo funzionare il venerdì come moschea, il sabato come sinagoga e la domenica come cattedrale. Invece la decisione di Erdogan dimostra che la Turchia, nel progetto dell’attuale Presidente, si sta riottomanizzando, come dimostrano del resto le sue scelte politiche e militari, in Siria, in Libia e nel Mediterraneo orientale.

Pochi si sono accorti dell’enorme passo indietro politico che questa svolta comporta. La politica turca ritorna al 1918, insomma al un mondo che non esiste più da un secolo. Invece trasformare Haghia Sophia nel primo tempio condiviso dalle tre religioni monoteistiche sarebbe stato un enorme passo avanti: esattamente quello che la cattiva politica oggi non compie, né in Turchia né altrove.

È vero che i mosaici non sono stati imbiancati, ma solo celati da pudichi teli di stoffa, rimuovibili quando la visita viene concessa ai turisti. Ma che importa del turismo, quando si compie un’offesa alla storia ed alla civiltà?

2. Il Papa e gli ortodossi

In Occidente lo scontento per questa decisione è stato manifestato da pochi comunicati stampa ufficiali. Solo il Vaticano e la Chiesa ortodossa hanno detto chiaramente quello che ne pensavano. E la Chiesa ortodossa significa la Russia e la Grecia. Si sta riaprendo la “questione orientale”, che affliggeva l’Europa della belle époque? In realtà, essa non è stata mai chiusa, ma s’è solo complicata, almeno da quando su una provincia che era stata dell’Impero ottomano è sorto lo Stato d’Israele.

Faremmo male a sottovalutare questi problemi simbolici, perché sono problemi politici. In turco il Patriarcato ortodosso si chiama ancora rum patrikhanesi, patriarcato dei romani. Noi occidentali abbiamo sempre dimenticato che Costantinopoli era la seconda Roma (perché siamo stati i primi ad occuparla e a saccheggiarla, nel 1204, nel corso della quarta crociata), così ci siamo inventati l’arte bizantina, che serviva solo per dimenticare che di Roma, in Europa, ce ne sono tre, e che tutte e tre dovrebbero far parte dell’Unione europea, perché sono l’Europa.

Soltanto un russo come Dostoevskij poteva capire che la Russia non è l’Europa solo perché è l’erede dell’Impero ortodosso, vale a dire dell’Impero che ha costruito Hagia Sophia. La Russia non è l’Europa solo perché l’Europa, fin dal tempo dello scisma del 1053, per la Chiesa ortodossa, ha misconosciuto se stessa. Solo un’Europa che accogliesse al proprio interno tanto la Turchia quanto la Russia potrebbe tornare ad avere una statura civile davvero universale.

Chi, in Italia, come in Francia o in Germania, è disposto ad ammetterlo? Invece in Grecia ed in Russia – insomma in tutti i paesi ortodossi – lo capisce chiunque.